La Fotografia Umanistica
di Carlo Traini
Incontro online con l’autore, Carlo Traini e con la sua curatrice Loredana De Pace
Il 29 ottobre alle 19 OTTO Gallery ospiterà nel suo salotto virtuale del giovedì il fotografo Carlo Traini. Lui e la sua curatrice Loredana De Pace, ci parleranno del modo unico e controcorrente di concepire la fotografia di questo autore marchigiano. Il suo modo di fotografare non è frutto di un progetto ragionato, ma è un flusso continuo, Carlo Traini è un fotografo “umanista”. Scatta solo con il cellulare, di continuo, mentre parla a telefono durante i suoi interminabili viaggi in macchina che compie giornalmente per lavoro. Fotografa indistintamente a colori e in bianconero.
FiumeCarlo come lo ha soprannominato la sua curatrice, sa pazientemente osservare (lo fa di continuo) e questo gli consente di cogliere il pathos umano nell’accezione più ampia e profonda del termine. L’afflato di Carlo Traini è tutto proteso alla cura dell’uomo, rivolto alla complessità di cui è fatta la natura umana. Scatta per fissare il valore della memoria sulle cose impercettibili, per sopravvivere all’indifferenza del tempo che spiana ogni emozione. Durante la serata parleremo dei suoi più recenti progetti, Promenade, Cellophane e altri ancora.
BIO:
Carlo Traini
Classe 1964, Carlo Traini durante il servizio di leva inizia ad appassionarsi ai linguaggi dell’arte, ma solo dopo il 1985 comincia a nutrire una particolare curiosità verso la pittura e la fotografia. Il primo approccio è breve, smette quasi subito di usare una vecchia fotocamera, la Praktica BC1, dopo aver sviluppato una ricerca personale attraverso pochissimi rullini bianco e nero (ricerca conclusa poi nel 1997), dopo qualche caricatore Polaroid, esperimenti con teli serigrafici e dopo l’incontro con un fotografo icona del XX secolo, Mario Giacomelli. Con l’arrivo degli smartphone torna la passione per la fotografia, anche grazie all’avvento dell’app Hipstamatic, la cui filosofia originaria ha rappresentato la risposta a quanto non riusciva a realizzare con la fotografia analogica, né con la pittura, procedimento quest’ultimo troppo lento per il suo modo vorace di intercettare immagini. Inizia così a catturare le fotografie durante le conversazioni al telefono o attraverso il finestrino dell’auto, elaborando l’immagine in pochi secondi, direttamente sul posto, accettando tutti i limiti e le restrizioni del caso.
Traini chiama il suo modo di fotografare Fotoequivalenze perché, spiega “le immagini, prevalentemente realizzate nel corso di conversazioni telefoniche, sono figlie di quel poco di libero arbitrio oggigiorno esercitabile ed equivalgono al mio stato d’animo in rapporto con il mio caos interiore; tutto questo sempre esprimendo una ricerca metafisica non disgiunta da una sperimentazione estetica personale”.
“Uso lo smartphone perché la mia fotografia non vuole essere mai un resoconto del reale, ma un racconto improvviso, dettato dall’istinto delle mie percezioni che sorvegliano la mia anima”.
Carlo Traini
iphonephoto-carlotraini.com
lensculture.com/carlo-traini
Loredana De Pace
Giornalista pubblicista, curatrice indipendente e quando sente di avere qualcosa da dire, anche fotografa. È autrice del libro TUTTO PER UNA RAGIONE. Dieci riflessioni sulla fotografia (emuse, 2017). Scrive da sedici anni per la testata FOTO Cult – Tecnica e Cultura della Fotografia. Fa parte dell’associazione fotografica FareFotografia. Si occupa di consulenze one-to-one, letture portfolio (online e dal vivo), curatela di pubblicazioni editoriali e di esposizioni fotografiche. Ha curato l’archivio dell’autrice calabrese Gina Alessandra Sangermano.
Partecipa a giurie di premi nazionali e internazionali e segue come photo consultant progetti fotografici ed espositivi in Italia e all’estero. Collabora con associazioni culturali nell’organizzazione di eventi e conferenze sulla fotografia. È docente di progettazione fotografica e photo editing. Ha ideato e curato, insieme alla regista Rossella Viti, Territori latenti. Come fotografa, ha esposto El pueblo de Salinas e Ecuador: il piccolo gigante (2011, anche volume con introduzione di Luis Sepúlveda), Sono un cielo nuvoloso (2014, Galleria Interzone-Roma), Qualcosa è cambiato (Priverno, 2017).
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